Se siete interessati a scoprire nuovi modi di vivere il mare non potete perdervi, giovedì 17 novembre alle ore 21, presso il circolo Arci Pigal di Via Petrella, la presentazione dei video girati durante la regata del Fastnet, nelle acque della Manica e dell’Atlantico, a sud dell’Irlanda. Alcuni soci del Circolo NonSoloVela di Reggio Emilia hanno fatto parte dell’equipaggio di Ballistic, un First 40.7, e ci racconteranno le loro esperienze durante questa impegnativa navigazione a vela. Si tratta di una delle classiche tra le regate di altura, che si disputa dal 1925 con cadenza biennale. La competizione è tanto prestigiosa quanto ambita, tanto che il circolo organizzatore, il RORC (Royal Ocean Racing Club), da alcuni anni ha imposto il numero chiuso alle imbarcazioni partecipanti. Le iscrizioni aperte il 7 di gennaio sono state chiuse solo cinque giorni dopo, con 8 mesi di anticipo sulla partenza, per esaurimento dei 300 posti disponibili. Gli equipaggi hanno preso il via il 14 agosto davanti a Cowes, sull’Isola di Wight, nelle acque del Solent, famose per aver ospitato la prima edizione della America’s Cup. Hanno quindi attraversato le turbolente acque della Manica per raggiungere il Mar Celtico ed i Western Approaches, tristemente noti per l’affondamento ed il disalberamento di 25 imbarcazioni, nella tragica Fastnet Race del 1979. Oltrepassato il famoso faro del Fastnet Rock, che dà il nome alla regata, hanno preso la via del ritorno per concludere le fatiche nelle acque antistanti Plymouth, in Cornovaglia. Ridottissima quest’anno la presenza italiana, solo tre equipaggi, anche a causa delle difficoltà nel reperimento degli sponsor e degli stringenti requisiti richiesti per la qualificazione alla gara. Giovanni Soldini, tra i più noti navigatori oceanici italiani, aveva rinunciato già a giugno, per non aver trovato le necessarie risorse finanziarie. Tra i professionisti Nannini e Piva, hanno partecipato con i loro Class 40 con diversa fortuna: il primo ha disalberato prima ancora di uscire dal Solent, per la rottura di una giunzione in testa d’albero, l’altro è terminato secondo di classe beffato sul filo di lana, per soli due minuti, da un equipaggio britannico. Ma la vera sorpresa di questa edizione è stata la presenza al via di un equipaggio italiano di non professionisti che ha deciso di affrontare questa avventura su una barca noleggiata. Nove velisti dilettanti provenienti da quattro diverse regioni italiane hanno unito le loro forze per percorrere le 608 miglia che uniscono Cowes a Plymouth, in quasi cinque giorni di navigazione. Noi abbiamo incontrato i tre reggiani in equipaggio: Valerio Cioni, Gabriele Spaggiari e Andrea Valli, soci da diversi anni del Circolo NonSoloVela, e ci siamo fatti raccontare in anteprima le loro impressioni.
D. La Fastnet Race è una regata che anche i professionisti rispettano e considerano impegnativa. Come è nato il progetto di parteciparvi?
R. L’idea è nata qui a Reggio Emilia nel novembre 2010, davanti ad un piatto di tortelli. Stavamo festeggiando tutti insieme la riuscita partecipazione ad un’altra classica della vela d’altura in Mediterraneo, la Middle Sea Race, conclusasi pochi giorni prima. Gli ultimi giorni di competizione furono caratterizzati dal mare in burrasca e costellati da diverse avarie alla nostra imbarcazione Esmeralda, ma riuscimmo comunque a terminare la gara ed entrare in classifica. Subito dopo scoprimmo che quella regata poteva costituire da sola la qualificazione per il Fastnet e da lì al decidere di iscriverci il passo è stato breve.
D. Come mai non avete partecipato con Esmeralda, ma avete noleggiato un imbarcazione sul posto?
R. Come abbiamo detto avevamo subito diverse avarie ed era improponibile pensare ad un trasferimento di Esmeralda da Malta fino a Cowes. Abbiamo chiesto agli organizzatori di consentirci l’utilizzo di un’altra imbarcazione, e loro ci hanno concesso una deroga. Abbiamo però dovuto partecipare a maggio ad un’ulteriore regata di qualificazione, tra quelle previste dal RORC.
D. Quali sono stati i momenti più difficili della regata?
R. I primi 2 giorni le condizioni sono state impegnative: nella Manica abbiamo trovato un’onda irregolare che ha affaticato l’equipaggio e la successiva notte in Atlantico, con vento di oltre 30 nodi, abbiamo avuto modo di apprezzare, seppure in forma ridotta, la potenza dell’oceano. Quella notte Rambler, una barca di quasi cento piedi, ha perso la chiglia ed ha scuffiato. Parte del loro equipaggio è stato raccolto alla deriva dalla guardia costiera, in condizioni critiche. Per noi, invece, meteo impegnativo, ma comunque gestibile. Anche il vento è stato dispettoso. Tutta l’andata abbiamo proceduto quasi controvento, di bolina, con la barca sbandata lateralmente in cui era difficile muoversi. Arrivati allo scoglio del Fastnet pregustavamo un assetto più confortevole, ma il vento in poche miglia è ruotato costringendoci ad un ritorno altrettanto scomodo. Forse però il momento più duro è stato all’arrivo. Una bonaccia di vento aveva ricompattato il gruppo a poche miglia dal traguardo, come fosse entrata in pista una safety car. Quando siamo ripartiti eravamo in testa ad un gruppo di quasi cento barche, tutte ravvicinate, mentre il crepuscolo trasformava lentamente i nostri avversari in luci rosse e verdi. E poi, a pochi metri dall’arrivo, forse meno di cento, una corrente in uscita dal porto di Plymouth ci ha afferrati come una mano invisibile e ci ha trascinato indietro di un miglio, lasciando procedere invece le imbarcazioni alla nostra destra e sinistra, riparate da anfratti naturali. Sul momento è stata un amarezza terribile.
D. La classifica è stata pregiudicata?
R. Siamo arrivati 165 esimi in tempo reale, che per noi è comunque un risultato soddisfacente. Senza quel pizzico di sfortuna forse avremmo potuto aspirare ad un risultato nei primi cento.
D. Ci sono stati altri momenti emozionanti?
R. Tutta la regata è stata un’esperienza indimenticabile e tutti noi ci porteremo sempre nel cuore un frammento di mare inglese. Io ricordo in particolare la discesa verso le Isole Scilly, in una bella giornata di sole, 150 miglia percorse in meno di 24 ore, con decine di delfini che ci giocavano attorno e più in lontananza il soffio di due balene. Ma ricorderò anche l’affiatamento del nostro equipaggio, perché in una navigazione di cinque giorni senza soste, l’armonia tra i membri del gruppo è un requisito fondamentale per la gestione della stanchezza fisica.
D. E adesso? Avete nuovi progetti?
R. Le idee sono tante, anche più ambiziose della Fastnet Race, ma per realizzarle occorre un supporto finanziario, non facilmente reperibile in tempi di crisi economica. Chi vuole può comunque venire a trovarci ogni giovedì sera presso la nostra sede, perché desideriamo trasmettere a chi ama il mare la nostra passione per la navigazione. Stiamo organizzando a tal fine diverse attività propedeutiche alla vela, da regata e da crociera. Potete consultare le nostre iniziative sul sito www.nonsolovela.org.
L’equipaggio
Marco Poser, Valerio Cioni, Gabriele “Regolo” Spaggiari, Andrea Valli, Giulio Maggioni, Luciano “Dio” Travagin, Mario Motta, Ugo Vietti ed il comandante Ettore Baldo
Qui trovate il racconto dell’avventura
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