A Vittorio, amico appassionato di vela e di mare. Ispiraci ancora con la tua cultura, intelligenza ed equilibrio. |
La lettura di un libro, in un particolare momento della nostra esistenza, può comportare che la nostra vita prenda percorsi nuovi, prima mai considerati. Per me è stato così con la lettura de “Il Cerchio Celtico” di Bjorn Larson. Non fui catturato da profonde introspezioni psicologiche o da suggerimenti sul cambiare vita liberandoci dal tran tran quotidiano, quanto piuttosto da suggestioni di mari lontani e di paesaggi incontaminati, da frangenti che ribollivano, da maree e correnti, da avventure in castelli diroccati e dai pericoli di chiuse difettose. Avevo da qualche anno la patente nautica e mi mordeva la curiosità di uscire dal Mediterraneo per confrontarmi con i mari e gli oceani che fino a quel momento avevo conosciuto solo con la lettura. Il “Cerchio Celtico” fu la motivazione che ci spinse ad osare. Parlo al plurale perché in queste prime avventure il protagonista principale fu Valerio, sempre un filo più spregiudicato di me, che non si tirò indietro a prendere a noleggio un’imbarcazione dove di velisti italiani non ne avevano ancora visto uno. Anche lui affascinato dalla lettura del libro, voleva attraversare i gorghi di Corrywreckan in Scozia, confrontarsi con le correnti di 6-8 nodi ed addentrarsi tra le Isole Ebridi alla ricerca della miglior distilleria di Whisky scozzese. Di nuovo insieme percorremmo il nord della Scozia e le Orcadi, il Canale di Caledonia. Ogni vacanza ci ha permesso di ripercorrere qualche tappa di Ulf e Torben, i due protagonisti del libro, nel loro viaggio dalla Danimarca alla Scozia sulle rotte dei diari di bordo di Pekka. Ma, curiosamente, noi abbiamo viaggiato in senso opposto. Così il libro negli anni è diventato un pretesto: qualche estate fa in Olanda non abbiamo potuto esimerci dall’uscire nel Mare del Nord, tra Amsterdam e le Isole Frisoni (si, è vero, non lo abbiamo attraversato in pieno inverno e le latitudini erano più agevoli), ed infine, quest’anno, la nostra vacanza in Danimarca non poteva non toccare Dragør, nel cui porticciolo il “Cerchio Celtico” ha inizio. Un libro, tanti viaggi ed avventure, ora concluse; inizialmente sembrava un sogno impossibile, ma l’improbabile “quadratura del Cerchio” (Celtico), perdonatemi il gioco di parole, passo dopo passo è diventata realtà.
E così quest’anno la nostra meta è stata la Danimarca, o più precisamente Germania, Svezia e Danimarca: come l’anno scorso in due settimane abbiamo toccato porti di tre diverse nazioni ed abbiamo quindi battezzato il nostro viaggio “Yet Another Tre Nazioni”. Per la partenza abbiamo optato per la Germania, scegliendo il grande marina di Heiligenhafen, più per motivi di costo dell’imbarcazione (un Sun Odyssey 439) e della prima cambusa che per il vantaggio logistico del viaggio. Raggiungere la costa tedesca del Mar Baltico ha difatti richiesto un volo su Amburgo, due treni ed un tragitto finale in taxi. Il Mar Baltico in quest’area è quasi privo di marea (frequentemente 30-50 cm), ma il livello del mare può cambiare in modo consistente a causa dei venti, se questi persistono per periodi lunghi. La variazione di profondità può arrivare a due metri ed occorre prestare attenzione quando si passa sotto i ponti.
Il sistema di ormeggio più diffuso è quello presente in tanti marina adriatici, le briccole, in cui si entra prevalentemente di prua visto che i pontili sono alti e le prue sono predisposte alla discesa con un pulpito aperto davanti. Per chi non è tanto abituato, il rischio più grande è quello di non valutare adeguatamente il proprio baglio ed incastrarsi disonorevolmente tra le briccole. Non aspettatevi assistenza a terra: la totalità dei marina danesi e svedesi che abbiamo toccato sono completamente automatizzati. All’arrivo, dopo aver trovato un posto libero indicato da un contrassegno verde sulla banchina (il rosso segnala invece quelli occupati, da non usare anche se momentaneamente liberi) si dà volta alle cime di ormeggio. Scendendo a terra si trova uno sportello simile al nostro bancomat dove si paga con carta di credito; sullo schermo si indica la lunghezza della barca, la durata della permanenza, se si desidera utilizzare toilette e docce e, alla fine del processo, si ottengono le tessere per accedere ai servizi ed un adesivo colorato che va esposto su una draglia.
Presumo, ma non lo abbiamo mai incontrato, che un verificatore passi una volta al giorno per controllare il pagamento del dovuto. Il portolano segnala che le multe per gli inadempienti sono salate.
Il costo dei marina non è “mediterraneo”, in media trenta euro per notte, con l’unica eccezione di Copenaghen (80 euro) in cui ad onor del vero, eravamo alloggiati nel marina centrale, a meno di un minuto a piedi dalla famosa sirenetta.
In quest’area Il numero di possibili porti e marina, anche di grandi capacità, è elevatissimo: questa vacanza è stata in assoluto quella in cui ho dovuto faticare di più per la preparazione, avendo la “cattiva” abitudine di leggere prima della partenza le caratteristiche dei possibili atterraggi ed essendo, alla fine, ben 129 quelli individuati sul Navionics.
Per il meteo abbiamo fatto ricorso spesso alla bella app Sejladsudsigt, che ho trovato molto affidabile nella previsione dell’intensità e della direzione del vento, ma soprattutto nella precisione oraria, in un mar Baltico in cui le variazioni sono state piuttosto repentine fin dal primo giorno.
Un’ultima nota di colore per preavvisare gli amici veneti: in Svezia prendono molto sul serio l’abuso di alcol anche nel governo di imbarcazioni da diporto. In particolare nell’Øresund si segnalano controlli frequenti. I limiti sono: 1% per le barche inferiori a 10 metri, e 0,2% per quelle più lunghe o che sviluppino velocità superiori a 15 Kn. Occhio al palloncino!
Per chi non si fosse ancora annoiato e ci volesse imitare ecco il nostro itinerario. La nostra traccia è visibile come “YA Tre Nazioni 2019 – Fleutjepiepen” alla pagina https://www.nonsolovela.org/navigare/navionics2/, anche se la Navionics nasconde la cartografia di dettaglio delle coste danesi (da comprare a parte come singola area).
Giorno 1 (10 Agosto 2019): Heiligenhafen – Gedser (43 NM). Il sud-ovest la fa da padrone. Le previsioni di Windguru ad una settimana dalla partenza erano semplicemente preoccupanti: più di 5 giorni con un vento che avrebbe spinto da 40 nodi a 25 nodi. Buono per salire verso nord, ma non l’ideale per acclimatarsi ad un’imbarcazione ed un’area di navigazione nuove. Per nostra fortuna le previsioni migliorano e partiamo sotto un cielo nuvoloso con 15 nodi di vento. Dobbiamo passare subito sotto un ponte, con una luce di poco superiore al nostro albero di 20 metri. Qui la marea incide poco, ma il vento sì: un vento prolungato da sud svuota dall’acqua le coste tedesche e quindi ci favorisce. Sul pilone del ponte è presente una scala graduata che permette una valutazione immediata dello spazio disponibile. Leggere 22 metri ci rassicura, ma come sempre si trattiene il respiro fino a quando la testa dell’albero non rivede il grigio del cielo nuvoloso.
Bella navigazione al lasco. Ci colpiscono gli immensi campi di pale eoliche che costellano la costa sud della Danimarca. A meno di 10 miglia dall’arrivo ci arriva addosso un groppo: visibilità azzerata e raffiche: caliamo la randa. Tempo mezz’ora e tutto torna come prima. Entriamo nel lungo canale di accesso a Gedser ben segnalato da luci laterali, con i rossi a dritta però (qui tra isole ed isolette le segnalazioni vengono piazzate sulla base della prevalente direzione della corrente, entrante o uscente).
Suggestivi bassi fondali con frangenti per un’ampia area di mare alla nostra sinistra. Primo approccio alle briccole con arrivo di prua alle 20.15.
Giorno 2 (11-12 Agosto 2019): Gedser – Dragør (83 NM). Il sud-ovest rinforza e decidiamo di ritardare la partenza al pomeriggio. Gli altri equipaggi fanno lo stesso. Ne approfittiamo per la visita al paesino, deserto, e per una suggestiva passeggiata al punto più meridionale della Danimarca. Il meteo prevede un’attenuazione dei fenomeni piuttosto rapida, a partire dal primo pomeriggio. Decidiamo di affrontare una navigazione notturna per guadagnare molta strada verso nord ed atterrare a Dragør. Bella nottata con visita di un delfino nottambulo. Atterriamo al Ferry Harbour, ma veniamo scacciati perché è il set di un film e probabilmente non siamo fotogenici. Nuovo atterraggio al Gaml Havn di prua con trappa a poppa. È mezzogiorno e si va a mangiare all’ottimo take away di pesce del porto.
Dragør è un borgo suggestivo, con viuzze e case dal tetto di paglia. Notevole anche l’enorme statua di sirena vicino alla spiaggia, certo meno diafana di quella della vicina Copenhagen.
Giorno 4 (13 Agosto 2019): Dragør – Malmö (9 NM). Tappa brevissima con un bel vento al traverso, caratterizzata dal passaggio (con corrente avversa) sotto al ponte sull’Øresund.
Pioggia a tratti. Atterriamo tra le briccole al Limhan Marina (22 euro) che nel prezzo include anche le bici per raggiungere il centro, distante qualche chilometro. Passaggio sotto il Turning Torso, il grattacielo più alto d’Europa. La città ci accoglie col Malmö Festivalen, musica e concerti che riempiono le piazze di suoni e di persone.
Giorno 5 (14 Agosto 2019): Malmö – Helsingor (30 NM). Il sud ovest continua a spingerci su, verso nord. Sei sette nodi di velocità con 15 kn di vento apparente. Lasciamo a dritta Ven. Il castello di Amleto è ben visibile sulla costa di fronte a noi.
Alle 14.15, schivati i traghetti che fanno continuamente la spola tra Helsingor in Danimarca ed Helsingborg in Svezia, troviamo posto all’inglese nei non molti spazi riservati per il transito di barche oltre 10 metri: anche in Danimarca un 43 piedi è una barca un po’ fuori misura. Visita del castello.
Giorno 6 (15 Agosto 2019): Helsingor – Ven (16 NM). Comincia il ritorno ed il sud ovest non ci spinge più; ora ce l’abbiamo sul muso. Il rinforzo intenso previsto per il primo pomeriggio ci fa scegliere una destinazione vicina: l’Isola di Ven in Svezia. Bolina divertente. Entriamo in porto e ci mettiamo all’inglese sulla diga foranea, appena in tempo. Il vento rinforza ed inizia a piovere. Facciamo assistenza all’ormeggio ad una piccola imbarcazione che rinuncia a proseguire verso sud (sforzo inutile visto che non avanzava di un metro) e che si butta in porto per trovare riparo. A bordo una coppia di ragazzi (lei scalza) piuttosto provati.
Pomeriggio trascorso camminando per l’isola sotto la pioggia, a tratti non leggera, per raggiungere il museo su Tycho Brahe, premiato nel 2007 come miglior museo europeo. L’astronomo visse lì diversi anni e costruì alcuni osservatori sotterranei. Interessante allestimento multimediale, ma siamo nel 2019 e probabilmente dodici anni ci hanno assuefatto ad alcuni effetti speciali.
Giorno 7 (16 Agosto 2019): Ven – Copenhagen (19 NM). Bolina. Breve tappa a Flakfortet, isola fortificata, da cui fuggiamo subito perché vogliono farci pagare l’ormeggio se ci fermiamo più di 15 minuti. Abbiamo il posto prenotato a Langelinie, un bacino circolare accanto alla statua della sirenetta. Ormeggio con boa di poppa tra imbarcazioni d’epoca. Un giorno e mezzo di turismo nella capitale. Partecipiamo al Pride. Non fatevi un espresso a Ny Havn (35 corone=4,68 euro).
Giorno 9 (18 Agosto 2019): Copenhagen – Rødvig (34 NM). Il vento si riposa per un giorno. Per noi non è completamente negativo perché persistono le previsioni da sud ovest e ce l’avremmo avuto contro. Prima, e forse unica, smotorata (alla fine della vacanza avremo speso complessivamente 78 euro di gasolio). Alle 16 atterriamo all’inglese sulla ex-banchina dei pescatori di Rødvig. La pioggerella ci induce a trovare riparo al chiuso e ci dirigiamo ad un improbabile museo del motore marino, accolti inizialmente in modo freddino dal gestore che ci chiede di pagare il biglietto in contanti. È la prima volta in tutto il viaggio. Abbiamo fatto bene a cambiare! Il gestore si rileva poi un uomo appassionato di motori diesel che ci mostra per più di un’ora una collezione di oggetti marini, prevalentemente motori, di tutte le fogge e le età. Li accende con fiamma e manovella, ce li spiega, ci racconta le peculiarità. Alla fine smette solo perché dal piano di sopra arriva l’odore della sua cena bruciata. Un bel pomeriggio.
Giorno 10 (19 Agosto 2019): Rødvig – Klintholm Havn (32 NM). Ci aspetta una giornata impegnativa. È tornato il sud-ovest. Fino al traverso delle bianche scogliere di Klintholm non ci è sfavorevole, poi si procede di bolina con onda formata. Restiamo ad un miglio dalla costa sud per evitare le installazioni da pesca, che la costellano. Qualche preoccupazione ce la dà la timoneria che rilascia un sonoro “crack” scendendo da un’onda, ma il mezzo resta governabile. L’imboccatura del porto è ben collocata ed avvicinandoci il moto ondoso diminuisce percettibilmente, nonostante l’onda cerchi di spingerci dentro con una certa energia.
Giorno 11 (20-21 Agosto 2019): Klintholm Havn – Warnemünde (53 NM). Il vento ruoterà ad ovest nel tardo pomeriggio e sarà favorevole per scendere per tutta la notte. Decidiamo di fare una seconda notturna.
La giornata la trascorriamo prima in bici, su e giù per la campagna danese fino alle scogliere, poi in bus a Stege, visitando la storica porta e riposandoci sull’erbetta del parco, mangiando mele selvatiche.
Alle 19 prendiamo il mare, via via riducendo le vele, mentre il vento rinforza. Dobbiamo prestare attenzione alla TSS su cui corrono decine di navi e che corre parallela alla nostra rotta. Scapolato Gedser l’onda si fa più accentuata, ma continuiamo a correre. Alle 6.15 siamo sulla costa tedesca, in un grande nuovo marina. Cerchiamo di prenderci il posto di un catamarano, ma con puntiglio teutonico ci scacciano e ci dobbiamo collocare adeguatamente tra le briccole. Giornata spesa nella visita di Rostock.
Giorno 13 (22 Agosto 2019): Warnemünde – Heiligenhafen (44 NM). Ultimo giorno di navigazione. Il vento è tornato ad essere un sud-ovest, ma ora ce lo troviamo al traverso e veleggiamo senza problemi. Prima dell’arrivo ritroviamo il nostro ponte, ma passarci sotto è ormai un gioco da ragazzi, e non ci toglie più il fiato. Cena di commiato in pozzetto con bisteccone grigliate sul barbecue del marina; chissà se il Baltico ci ritroverà l’anno prossimo.
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