Prima che i ricordi si affievoliscano voglio trasferire su carta alcune note sull’ultima estate trascorsa in vela in Bretagna, in modo che queste esperienza possa aiutare altri italiani ad affrontare quei mari.

1)      Quando andare? Noi potevamo solo in agosto, esattamente a cavallo del ferragosto, e pertanto non ci siamo posti alcuna domanda. Col senno di poi e potendo gestire la cosa suggerirei invece di dare un’occhiata preventiva alle tavole di marea ed in particolare ai coefficienti. Si può trovare tutto su carta acquistando il “Bloc Marine Atlantique”, ma è possibile anche documentarsi online sul bel sito maree.info all’indirizzo http://maree.info/82/coefficients.
I coefficienti sotto 70 rappresentano maree delle quadrature, mentre quelli sopra 70, maree sigiziali. In termini pratici possiamo vedere che un ciclo di marea dura circa 14 giorni, probabilmente proprio il periodo di tempo per cui avremo noleggiato la barca, avendo deciso di andare a navigare così lontano da casa. Durante la navigazione si troverà, quindi, una settimana di maree moderatamente intense (e modeste correnti) con escursioni di soli 2-3 metri, mentre l’altra settimana le correnti saranno più violente e le maree arriveranno indicativamente a 4-5 metri (le considerazioni si basano sulla zona da noi navigata di Finisterre, più a nord verso St.Malo tutto sarà più accentuato).
Navigare su fondali bassi e con correnti contrarie è più facile alle quadrature, e quindi la pianificazione del nostro itinerario non dovrà prescindere dal calendario delle maree.

2)      Che barca noleggiare? Sicuramente comoda, più vicino possibile ai 50 piedi! Questa era la nostra idea iniziale, ma ci siamo resi conto di alcuni problemi strada facendo. Intanto le garanzie a cauzione dei danni sono un po’ più alte di quelle a cui siamo abituati in Mediterraneo: in alcuni casi ci sono stati richiesti 7.000 euro. Rinunciando però alle barche varate negli ultimi 2-3 anni qualcosa di più abbordabile si trova. Alla fine abbiamo confermato un Oceanis 46, 4 cabine, con un costo di noleggio sotto i 2500 euro a settimana ed un deposito ragionevole.  Quando però arrivi al marina ti accorgi di essere completamente fuori standard: i bretoni non utilizzano barche sopra i 35-37 piedi e gli spazi nei marina, sui finger, sono per barche di quelle dimensioni. Di fatto risulta impossibile ormeggiare negli spazi, di prua, come normalmente si fa da quelle parti, perché i cancelli sulle battagliole a dritta e sinistra restano tristemente sull’acqua, e scendere richiede di saltare le draglie a livello delle sartie. Piuttosto scomodo! I gavitelli, frequentemente posati per accogliere i visitatori, hanno stampigliato sopra “<12m”. Alcuni marina non accettano barche sopra i 12 metri o, se sei fortunato, riesci a collocarti all’esterno della diga foranea.
Rispetto ad una locazione “nostrana”
  le dotazioni della nostra barca erano soddisfacenti: dai giubotti autogonfiabili alle cinture di sicurezza, dal cartografico esterno al gps interno, più di 15 carte nautiche, scandaglio manuale (prima volta in vita mia), e gennaker e tormentina di serie (non come extra a pagamento). Non posso essere certo però che tutti i charter abbiano lo stesso standard.

3)      Preparazione pre-partenza. Citando Tabarly: “Chi sa navigare in Bretagna puo’ navigare ovunque”.
Sì, ce la tiriamo un po’, possiamo però sicuramente affermare che il luogo è complesso da navigare. In due settimane abbiamo ricevuto tre mayday via radio; il primo da un’imbarcazione come la nostra che stava affondando dopo aver picchiato su uno scoglio sommerso. Noi siamo stati assistiti da un meteo gradevole e clemente, ma ci ha aiutato anche aver studiato i posti sui portolani Imray che ci eravamo procurati per tempo. Usare gli allineamenti per avvicinarsi ad un porto od un ormeggio è la normalità, e per identificarli facilmente spesso bisogna averli studiati prima. Nelle carte nautiche vicino alle isole predomina il verde (e non l’azzurro) e le profondità spesso hanno un meno davanti, per segnalare che lì, in bassa marea, la terra emerge. Alcuni porti non hanno acqua all’interno quando le basse maree sono intense. Il primo impatto genera una certa ansia. Nella realtà gli spazi per transitare sono più ampi di quello che si immagina ad una prima analisi, ma resta la necessità di scegliere orari favorevoli, di non sopravvalutarsi e, in alcuni casi, anche di saper rinunciare.
    

4)      Itinerario. Ecco la nostra rotta, giorno per giorno, con alcune note per il navigatore ed il turista. La puoi studiare sulla nostra pagina Navionics https://www.nonsolovela.org/navigare/navionics2/

Giorno 1: Port la Foret – Saint Evette. Il portolano suggerisce di uscire un ora e mezza prima della bassa marea perché il canale è dragato a 0,5m (noi pescavamo 1,75). Il charter ci suggerisce di anticipare perché la marea è sigiziale e la pressione è molto alta, così la bassa marea anticipa e si accentua. Partiamo pertanto mezz’ora prima e il consiglio è giusto (1,80 a tratti nel canale d’uscita)!  Navigazione piacevole (a parte il may day) prima a vela, dopo a motore. Arrivo con allineamenti a terra. Gavitelli per barche <12 m, ma ci attacchiamo lo stesso.

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Giorno 2:
Sveglia nella nebbia fitta: pare che a Finisterre un giorno su venti sia nebbioso anche con alta pressione. La speranza è di aver dato. Ci trasferiamo verso nord e dobbiamo passare Raz de Sein, dove le correnti possono arrivare a 7 nodi, per cui regoliamo l’orario di partenza per arrivare allo stretto all’orario di inversione. La nebbia si alza quando transitiamo nei pressi di Ile de Sein e non rinunciamo ad avvicinarci. Altri allineamenti complicati dalla scarsa visibilità. Baia principale stretta dalla marea e murata di piccole imbarcazioni. Ci piazziamo ad un gavitellone piuttosto esterno, dove ospiteremo un’altra imbarcazione in andana. Approdo su tender con tempi contingentati, poi continuiamo verso Morgat. Arrivati ad un gavitello alle 20.40 su 5,70m di fondale (che bello il nord che ti lascia luce fino alle 22!). Calcoliamo le maree e ci accorgiamo che il fondo non basterà perché siamo all’alta marea e stanotte scenderà a meno di 1,5m. Anche lo scandaglio a piombo non ci rassicura e ci spostiamo all’ancora più esterni.

Giorno 3: Morgat – Brest. Al mattino cerchiamo delle “stupende” grotte segnalate dal portolano (ma poco conosciute dai locali) Qualcosa abbiamo trovato, ma se le perderete non sentitevi menomati. Navigazione a vela lungo la penisola di Crozon e passaggio tra le rocce di Pointe de Pen-Hir, poi il Chanel di Toulinget e la baia di Brest. I segnali in mare sono talmente numerosi che i bretoni hanno assegnato un nome proprio a ciascuno, chiaramente scritto sullo stesso a lettere bianche. Brest va bene per rifornirsi, cibo e gasolio, ma il fascino della città è molto relativo.

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Giorno 4:
Brest – Camaret-Sur-Mer. Esploriamo il golfo di Brest fino alla sua estremità sud orientale, approfittando di un bel vento tra 15 e 20 nodi, mentre un mega trimarano su foil si allena inseguito dai troppo lenti motoscafi di appoggio. Poche miglia verso Camaret il cui marina è strapieno. C’è un enorme campo di gavitelli fuori dalle dighe, ma optiamo per un gavitello più interno (di un peschereccio???). Comunque nessuno ci dice nulla e la mattina successiva visitiamo la cittadina famosa per i sui pescherecci “spiaggiati”.

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Giorno 5:
Camaret-Sur-Mer – L’Abel Wrac’h. La partenza dopo le 13 per non fare il Chanel Du Fur contro corrente. Le maree stanno avvicinandosi alle quadrature, ma le correnti possono ancora arrivare a 2-3 nodi di velocità. Festival del delfino! 2 ore accompagnati da un branco che si gratta la pancia sulla nostra prua. Sceso il vento continuiamo a motore con la visibilità che cala ed il tempo che vira al cattivo. Decido per il passaggio interno di Portsall, che dovrebbe accorciare di qualche miglio e sul portolano sembra praticabile con allineamenti. In realtà quelli sono visibili (forse) a chi percorre il canale in senso contrario, noi non ne troviamo uno. Il libro di bordo recita: “sopravviviamo grazie a due gps” e aggiungerei “un pizzico di culo”. Rocce visibili ed invisibili ovunque fino a 4 miglia dalla costa. Col senno di poi viaggerei esterno. Facile allineamento per entrare nell’estuario del fiume. Gavitelli, ma troviamo posto sull’esterno del pontile galleggiante.

Giorno 6: L’Abel Wrac’h – Port Lampaul (Ile d’Ouessant)  Scuole di vela per bimbi, ragazzi ed adulti, centinaia di velisti: c’è da impallidire pensando alle nostre coste. Siamo diretti a Ouessant e passeremo lungo la costa sud dell’isola dove le correnti spingono fino a 9 nodi: è necessaria un’esatta pianificazione dei tempi così come suggerisce il portolano. Vela tutto il giorno e qualche emozione per la corrente (a favore).

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Nei pressi del faro della Jument il mare è nervoso nonostante ci sia una giornata mite ed un vento di non più di 10-15 nodi. Rolliamo abbastanza. Si capisce perché Jean Guichard vada lì a fotografare i fari nelle onde tempestose. Sempre allineamenti per entrare e, come previsto, gavitelli. Prendiamo il penultimo.

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Giorno 7:
Visita all’isola in bicicletta con il meteo che passa rapidamente da nuvolo a sole splendente. In 4 ore facciamo tutto il giro dell’isola. Se il tempo è buono non perdete l’occasione. Sulla costa sud troviamo una baietta in cui verrebbe “quasi” voglia di fare il bagno. Fari ovunque e relativo museo. Qualcuno vorrebbe rimanere di più, ma ci concediamo un ristorante e ripartiamo per Ile de Molene. Passaggi tra le rocce, con allineamenti e gps fino ad un gavitello poco esterno al molo del porto (in secca). Colgo l’occasione per segnalare che ad eccezione di St.Evette dove abbiamo speso 11 euro, tutti gli alltri gavitelli erano gratuiti, e che anche i marina non hanno mai superato di molto i 30 euro, luce, acqua, docce e servizi inclusi.

Giorno 8: Passeggiata sull’isola. In tarda mattinata Il vento, sui 15 nodi, ci spinge a sud verso Ile de Sein dove vorremmo pernottare. Ormai siamo veterani degli allineamenti d’ingresso e lo spazio con le quadrature è più ampio. Comunque ci sono molte imbarcazioni e via radio qualcuno è invitato a spostarsi per lasciar posto alle manovre del traghetto. Luciano scende col tender e noi torniamo al gavitello ad attenderlo. C’è troppa onda e decidiamo di provare ad arrivare ad Audierne. Ingresso su canale dragato con tre allineamenti in successione e poco da scherzare nell’uscire di rotta. Il marina è stracolmo con barchini in andana sui terminali dei pontili. Noi abbiamo un 46 piedi e non possiamo pensare di stare esterni. Torniamo a St.Evette all’ancora. Operazioni chiuse alle 22 con ancora un filo di luce.

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Giorno 9:
St.Evette – Iles de Glenans – Concarneau. Poco vento. Prima gennaker e poi motore. Sfruttiamo l’alta marea per entrare nell’arcipelago dei Glenans passando dal “verde”. E’ ferragosto e dentro alle isole c’è il mondo. Ancoriamo il tempo di pranzare, ma la confusione leva fascino ad uno dei templi della vela europea. Decidiamo di fuggire a Concarneau, dove troviamo il paese in festa, concerti e ristoranti nella “Cittadelle”. Siamo esageratamente grandi e troviamo spazio in testa ad un pontile del marina, con qualche difficoltà di ormeggio, forse legati alla corrente (siamo in un fiume ed i pontili sono galleggianti), o forse allo skipper. Paste in omaggio alla registrazione.

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Giorno 10:
Concarneau – Ile de Groix. Un po’ a vela e un po’ a motore. Il charter ci aveva descritto Port-Tudy come “un bordell” (lo scrivo all’italiana) e non sbagliava. Le barche sono legate una all’altra in andana su due file, una interna ed una esterna. Non oso entrare con un 46 piedi: sarebbe come una palla da bowling sui birilli. Optiamo per un ormeggio sul lato sud a Locmaria dove, per il portolano, dovrebbero esserci dei gavitelli in mezzo metro d’acqua: con la marea prevista potrebbe essere sufficiente. La ricognizione è però insoddisfacente. I gavitelli sono vicinissimi a riva ed irraggiungibili in sicurezza, per cui optiamo per un ancoraggio poco esterni al verde e al rosso d’ingresso alla baia. Con una previsione di debole NW dormiamo tranquillamente.

Giorno 11: Passeggiata fino a Port Tudy. Dopo pranzo rientro a Port-la-Foret più a motore che a vela. Abbiamo tempo fino alle 20.30 per entrare e facciamo in modo di arrivare con mezzora di anticipo.  Gasolio al distributore automatico ed ormeggio su un finger troppo corto, ma ormai lo sappiamo già.

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Giorno 12-13:
Usiamo il van a 9 posti con cui siamo arrivati qui (circa 600 euro di gasolio ed autostrada e 1500 di noleggio) per visitare l’interno, in particolare ci portiamo a St.Malo e Mont Saint Michel per vedere l’arrivo della marea attorno al monastero. Con un coefficiente di 90 lo spettacolo vale i chilometri stradali effettuati.

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